In attesa del Ferry Boat che ci traghetterà verso la Selandia, ne approfittiamo per raccontarvi le nostre prime giornate danesi.
Lasciata Sylt alle spalle il passaggio tra Germania e Danimarca è stato davvero impalpabile, tant’è che ci chiedevamo se avessimo già oltrepassato il confine o meno finché non abbiamo visto una bandiera danese come conferma. Riassumendo: la campagna c’è, le piste ciclabili ci sono, le pale eoliche pure e i limiti di velocità … sono peggio di quelli tedeschi! Ancora più restrittivi e con continui cambi di velocità massima consentita.
Il primo posto in cui abbiamo fatto tappa è stata la cittadina di Ribe, una delle più antiche e meglio conservate dell’intera Danimarca. A tal proposito ci viene da sorridere al pensiero che lo scorso anno in USA ciò che veniva considerato molto antico aveva poco più di 100 anni, mentre qua la cattedrale di Ribe risale circa al 1.100. A dirla tutta, e senza voler fare per forza i superficialotti, non è che fosse questa gran bellezza, ma comunque un suo interesse ce l’ha, forse per il fatto che dopo tante chiese BACKSTEINGOTIK, questa è in travertino di Colonia (chissà che fatica a portarlo fino a qua!).
La sera, da bravi turisti, ci siamo accodati alla guardia che faceva il giro della città e raccontava diversi aneddoti su di essa. Su questo punto ci sorge un dubbio: visto che in danese parlava 10 minuti e in inglese, per ripetere, teoricamente, la stessa cosa, appena 30 secondi, vuoi vedere che il danese è un po’ prolisso come il giapponese? Temiamo che la risposta possa essere no e che semplicemente ci licenziasse con due cenni.
Puntando verso nord abbiamo fatto una breve deviazione e relativa sosta presso Esbjerg porto commerciale che riserva come unica attrattiva la presenza di quattro statuone che guardano il mare: che volete farci, da milanesi acquisiti non siamo riusciti a resistere al richiamo dell’omenone!
Siamo quindi arrivati ad Aarhus punto più a nord del nostro viaggio. Sicuramente la sua maggiore attrattiva è il museo ARoS, ovvero 9 piani di arte moderna e contemporanea.
Anche la struttura che ospita tale collezione è molto interessante: una scala (a dire il vero non troppo originale visto che si ispira chiaramente a quella del Guggheneim di NY) che vuole simboleggiare i gironi dell’inferno dantesco, ma soprattutto il tetto con un lungo corridoio circolare di tutti i colori dell’arcobaleno.
PS – anche in questo ferry boat mancano gli arancini… a queste latitudini non sanno cosa si perdono!
No Comments