Di Fecamp ricorderemo una splendida mega brioche che sarebbe stata il giusto compendio di una granita, ma qui al Nord, tra mele e vacche, è impossibile da trovare.
Ma parliamo di vacche: erano giorni che volevamo fotografarle mentre brucavano l’erba, oggi la luce finalmente era perfetta, ma la Big Photo Opportunity si è rivelata essere un Epic Fail di incontro con un toro.
Yport è … ma che puzza è quella che si sente? Un messinese con il naso allenato da Ganzirri non ha dubbi: COZZE IN PUTREFAZIONE!!
Tra le falesie si apre una piccola spiaggia dove un cartello avvisa che per preservare la tua salute è meglio non raccogliere quelle cozze.
E siccome di Falesie non ne abbiamo abbastanza siamo allora corsi verso Étretat. La prima impressione è quella che abbiamo avuto al Museo d’Orsay: il grande mercato dell’Impressionismo.
Bisogna districarsi, oltre che tra i consueti amanti del selfie con la mazzarella anche tra coloro che tentano di riprodurre fedelmente le inquadrature di Monet.
Il posto è comunque bellissimo, e i panorami dall’alto della falesia d’Amont sulla falesia d’Aval sono impareggiabili.
Passati da Le Havre per osservare il posto in cui nacque l’impression du soleil levant siamo rimasti impressionati dal fatto che non ne sia rimasto più nulla dopo i 132 bombardamenti che questa città subì da parte degli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Sicuri che al di là della Senna gli scorci di Honfleur ci avrebbero di nuovo consolati, ci siamo avviati verso il ponte della Normandia.
Proprio attraversando questo ponte si rafforza la convinzione NO PONTE tra Scilla e Cariddi, tra Villa S.G. e Messina, tra la Sicilia e il continente.
Giunti nel Calvados siamo quindi corsi a vedere, nell’ora più bella, la luce che scende sul porto di Honfleur.
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