Estate 1990. Per tutti erano le notti magiche, ma per un giovane Antonino era sicuramente l’estate in cui si affacciava per la prima volta – grazie al fratello più grande di un amico di Cesenatico – alla musica in cui la chitarra più dura la faceva da padrona. E’ stata la scoperta dei Guns n’ Roses!
Nel corso degli anni, complici anche le vicende non proprio brillanti che hanno caratterizzato questa band a partire da metà anni 90 e un gusto che si è un po’ sgrezzato (ma non troppo), probabilmente i Guns non sono stati tra i gruppi che ho seguito maggiormente. Tutto ciò fino a poco più di un anno fa, quando, finalmente, Axl e Slash hanno deciso di far pace (o un po’ di soldi) e rimettere su la formazione originaria (almeno nelle sue parti principali). Da allora è stato un incrociare le dita affinché passassero anche dall’Italia, cosa che finalmente si è concretizzata con questo concerto presso l’autodromo di Imola.
La giornata è iniziata con sveglia presto e partenza da Milano accompagnati con il sottofondo di Virgin Radio che, in tempo reale, raccontava l’arrivo dell’immenso pubblico e, conseguentemente faceva crescere l’attesa.
Parcheggiati a 5 chilometri di distanza dall’autodromo e dopo una bella sudata siamo arrivati nel luogo del concerto dove l’attesa è stata caratterizzata dall’osservazione di un pubblico quantomeno pittoresco accasciato su giacigli improvvisati e caratterizzato da improbabili magliette e filosofici tatuaggi.
Appena il sole è calato un po’, la musica ha avuto inizio. Ad aprire la serata sono stati i Darkness un gruppo che non avevamo mai tenuto in particolare considerazione, ma che dobbiamo ammettere hanno saputo intrattenere a dovere il pubblico.
E poi, finalmente il momento tanto atteso è arrivato. Parte It’s So Easy ed è davvero fantastico. Anni e anni passati ad ascoltare musica e parlarne con gli amici talvolta anche con tono un po’ snob spazzati via da un suono primordiale che ha la capacità di trascinarti senza pensieri.
Ma loro come sono oggi? Slash, che del gruppo era ed è il mio preferito, nonostante sia bello massiccio si mantiene tutto sommato in maniera dignitosa. Si va bhé, ma come suona? Fantasticamente bene! Una macchina da assoli e con un gran carisma. Insomma tutto quello che ci si deve aspettare da un chitarrista che fa questo genere di musica.
E Axl? Bhé su di lui gli eccessi di alcool e droga hanno avuto maggiori effetti sul fisico e, complici forse i ritocchini qua e là, sembra assomigliare al Mickey Rourke degli ultimi anni. Gli ammiccamenti al pubblico sono quelli storici che, nel suo stato attuale, fanno un po’ sorridere, però quando apre bocca ed inizia a cantare la verve e la voce – al contrario di quanto succedeva alcuni anni fa – sono quelli dei tempi d’oro. Compresi i falsetti da palle strizzate.
Lo show è un susseguirsi di cambi d’abito di Axl, con camice a quadrettoni legate ai fianchi sempre in tinta con le magliette e qualche giacca di pitone presa in prestito da Lady Gaga. La scaletta è composta da super classici accolti dai boati del pubblico. Abbiamo apprezzato particolarmente (si c’era anche Paola anche se finora questo post è stato praticamente antoniocentrico) il mesh up tra la coda di Leyla e Novembrer Rain, ma devo dire che tutto, ma proprio tutto è risultato molto riuscito.
Guns, tornate in Italia! Noi sicuramente ci saremo di nuovo!
Ma siccome la musica ci piace sì, ma anche il partito della cultura vuole i suoi spazi, il giorno dopo il concerto è stato dedicato alla visita di Ravenna. La cittadina è decisamente carina ed accogliente impreziosita dai monumenti di arte bizantina.
Tra un giro a Santa Apollinare in Classe e un altro alla Basilica di San Vitale non si può non rimanere ipnotizzati dall’arte del mosaico al punto tale di infilarsi in un negozio ed accarezzare l’idea di comprare qualche tessera per cimentarsi in questa particolare arte.
Ultima chicca, se in qualche nostra precedente avventura i girasoli avevano latitato, a Ravenna non ci siamo proprio potuti lamentare: un vero e proprio tripudio di giallo e verde!
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