Appena arrivati a Kyoto, giusto il tempo di mollare il bagaglio in hotel (rinunciamo persino al cocktail di benvenuto), ci catapultiamo, incuranti della pioggerellina che cade sulle nostre teste, sulla metro in direzione Inari, un sobborgo dell’ex capitale imperiale. Il complesso di tempi di Fushimi Inari Taisha (a voler essere proprio puntigliosi) è una delle ragioni per le quali vale davvero la pena visitare il Giappone. Abbiamo ancora, dal nostro precedente viaggio, un ricordo vivissimo di questo luogo magico: una distesa di migliaia di Torii rossi che si susseguono lungo un sentiero che risale il monte Inari.
Giunti a destinazione, abbiamo avuto un piccolo shock: forse a causa dell’orario (l’imbrunire) o perché, semplicemente, quest’anno il Giappone è molto più visitato che nel passato, ci siamo ritrovati imbottigliati in masse di turisti intenti a farsi selfie a ogni singola colonna.
Non ci perdiamo d’animo e, pensando che con il passare del tempo e allontanandosi dalla zona d’ingresso avremmo trovato meno persone, decidiamo di inerpicarci sulla montagna. La salita è davvero fantastica e il luogo, superati gli iniziali ammassi di gente, riacquista la sua magia. L’effetto dei Torii nell’oscurità diventa ancora più immanente e, in certi tratti, quasi claustrofobico. Si accendono delle lanterne che ci invitano ad esplorare i cimiteri che, qua e là, si aprono lungo il sentiero: sembra quasi di stare dentro una puntata di un anime anni 80 in cui i protagonisti, durante una sera estiva, si avventurano nei boschi raccontandosi storie di fantasmi.
Il caldo è afoso anche se ormai il sole è calato. Ci fermiamo ad un distributore di bibite fresche dove, imitando dei ragazzi del luogo, prendiamo una bibita a noi sconosciuta e dal nome non proprio invitante: POCARI SWEAT. È una scoperta! Sembra acqua, ma in realtà è un reintegratore che ci rimette in sesto.
La nostra salita prosegue e c’è chi dice che, grazie allo sforzo fatto, ha chiappe talmente sode da essere in grado di schiacciare noccioline. Tanta poetica immagine viene interrotta da un suono, che presto diventa una musica riconoscibile, proveniente dall’oscurità del bosco. Ne escono fuori un gruppo di ragazzini muniti di stereo portatile con “Treasure” di Bruno Mars a palla. Potenza (?) della globalizzazione e ci ritroviamo a cantare in coro con dei teen ager, di notte, in un bosco, in Giappone, un successo pop di un cantante americano delle Hawaii.
La cima è ormai vicina, e vorremmo dire che da lì c’è un magnifico paesaggio, ma in realtà non è così. Sul crinale, infatti, si trova un cimitero immerso nel silenzio. In realtà basta scendere un poco e ci si ritrova in uno slargo che si affaccia sulla città di Kyoto.
Riscendendo dalla montagna Antonio riesce a convincere le sue compagne di viaggio a ritornare in questo luogo al mattino presto così da avere l’opportunità di fare qualche foto diurna senza troppe persone, nonché di far visita con calma alle volpine.
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Tralasciamo inutili dettagli di sveglie all’alba e relative lamentazioni. La cosa importante è che sono le 7:59 del mattino e la prima foto al Fushimi Inari Taisha è stata già fatta. Non siamo gli unici, qualche altro ardimentoso è anch’egli presenti, ma la situazione è sicuramente molto diversa rispetto alla nostra visita in notturna.
Con un po’ di pazienza riusciamo anche a fare qualche scatto senza una invadente presenza umana: siamo solo noi, i Torii e le volpine! La luce che filtra e la calma ci permettono di notare dei dettagli cui non avevamo fatto caso come le muffe che, in parte, ricoprono alcuni Torii.
La nostra passeggiata continua e ormai siamo immersi in questo paesaggio incantato dove la mano dell’uomo e la natura hanno trovato un incredibile punto di equilibrio.
Arriviamo nella zona dedicata al culto di Kitsune, la volpe portatrice della buona sorte nelle questioni lavorative e di affari. Infatti, secondo lo shintoismo e le credenze legate alla cultura contadina, queste simpatiche e furbissime bestiole, tra le tante caratteristiche che hanno, sono in grado di dare una importante sterzata alla carriera lavorativa di chiunque. Se tutto ciò vi incuriosisce, la pagina di wikipedia al riguardo, è molto interessante e approfondita. Noi, nel dubbio, ci siamo adeguati allo spirito del luogo portando con noi tre esemplari della specie.
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