Ad Asakusa c’è tutto

Primo approccio alla città di Tokyo: il quartiere storico, se tale si può definire, di Asakusa, quello di templi e pagode, corredati di enormi porte, lanterne e guardiani NIŌ in laocoontiche pose. Tutto, sebbene un po’ impacchettato per ristrutturazione, è preso d’assalto da orde di visitatori che non si lasciano scappare l’opportunità di fare una foto davanti ai templi e prendere un bigliettino che predice la propria sorte.

Un’esperienza molto diversa aspetta il turista non appena si lascia alle spalle la zona dei templi; il quartiere infatti è inaspettatamente tranquillo e non sembra quasi di essere a Tokyo, ma in un paesino di provincia.

Appena al limite ovest c’è anche Kappabashi Dori, la via in cui si possono acquistare le riproduzioni in resina dei piatti presenti nei ristoranti, le ciotole di tutte le forme e dimensioni, le bacchettine, i poggia-bacchette, gli elettrodomestici (tutti, anche quelli per fare la shaved ice e i takoyaki), le piastre per la yakisoba e gli yakitori, le lanterne, i noren, i bicchierini in legno per il saké freddo, set per te e saké caldo … Tutto, c’è tutto.

Ma la mattina presto c’è anche la palestra dei sumotori. È infatti ad Asakusa l’appuntamento con Yoummi, che ci porta ad assistere a un allenamento, lungo ed estenuante, di questi enormi lottatori, presso la palestra azumazeki.

Chi tra questi è il vostro preferito? Per noi se la giocano Takami “Cipollino” Ruu e Koko “Belle basette” Nishiki, anche se quello che genera la maggiore empatia è certamente Takami “Piagnione” Sato, che si limita a dire “ai” (non come espressione di dolore, ma in segno affermativo) al proprio maestro, nonostante le prenda di santa ragione un po’ da tutti.

Takami Ruu

Koko Nishiki

Takami Sato

Il maestro Dongori Dougoro

La cosa che ci sorprende, al di là della stazza, è la serietà con la quale l’allenamento viene portato avanti: immaginavamo qualcosa di semplicemente coreografico, ma non troppo vero, un po’ come il wrestling, ma ci sbagliavamo di grosso. I sumotori se le danno davvero tant’è che in un paio di occasioni si feriscono a tal punto da sanguinare. Grande rispetto per questa disciplina che non conoscevamo e a cui abbiamo avuto l’opportunità di avvicinarci.

2 Comments

  • Cate 17/09/2017 at 22:51

    Il mio preferito è CIPOLLINO!😍

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    • Antonio 17/09/2017 at 22:56

      Golosina!

      Reply

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