La prima destinazione stamani è Tsukiji, il mercato del pesce più grande del mondo. Ci aggiriamo nella parte accessibile ai turisti tra piccoli negozietti e rivenditori al dettaglio e nell’attesa di entrare nella parte dedicata all’ingrosso ne approfittiamo per assaggiare dell’ottimo sushi.
Finalmente entriamo e, scansando le macchinette usate per trasportare le cassette del pesce che sfrecciano a tutta per le strade ingombre di bancali, andiamo a curiosare nella zona per gli addetti ai lavori, quando oramai le aste sono concluse e la nottata di lavoro sta per terminare.
Non sono ancora le 12.00 e siamo già ad Akihabara al sesto piano di uno dei maggiori negozi del quartiere ove oscuri uomini maturi si aggirano tra espositori ricolmi di…bambole! Fortuna che Antonio ha la guida nerd di Tokyo, così da rendere più veloce e selettiva la scelta dei posti da vedere.
Dopo un pranzo veloce a base di tonkatsu, il caffè decidiamo di andare a prenderlo in uno dei tanti maid cafè, pubblicizzati per strada da ragazze vestite da cameriere vittoriane, complete di gonnelline corte e vaporose, grembiulini bianchi, cuffiette e calze francesi.
L’esperienza, consigliata ovunque, è qualcosa di sconcertante per un occidentale. È uno scorcio su una società inimmaginabile e impenetrabile. Potrebbe essere la mercificazione estrema e la versione pop delle case delle Geishe? In fondo queste ragazze, nel servirti un caffè o un dolcetto cercano, a modo loro, di intrattenere gli ospiti. È amaro il nostro sorriso quando, sul coro di arigatou gozaimasu, usciamo dal locale e osserviamo la fila fuori.
Il bottino di oggi??? Almeno 2 Gundam da costruire, qualche fumetto acquistato su commissione e un’infinità di sacchetti che, a fine giornata, non sappiamo più cosa contengono. Il consumismo sfrenato di questo Paese è pericolosamente contagioso.
No Comments