Rifare i bagagli la sera prima di rientrare è difficilissimo, sia perché è sempre triste quando una vacanza finisce, sia perché nel frattempo le cose per magia si sono moltiplicate e hanno assunto forme che mal si adattano ad essere compresse in valigia.
Poi in questo viaggio la quantità di oggetti acquistati è ben oltre l’immaginabile, perfino il sale al macha per la tempura….che quando mai faremo a casa?!?!?
Il viaggio in aereo è troppo veloce, l’anima ti resta indietro da qualche parte, è per questo che le circa 12 ore di volo di ritorno le facciamo ancora in compagnia di libri ambientati in Giappone, di articoli raccolti dai settimanali degli ultimi anni che parlano della sua cultura, della sua società, della sua politica, dei suoi costumi, della sua religione; ci rincuorano i racconti di viaggio di occidentali che provano il nostro stesso contrastante senso di attrazione e sgomento assieme, di forte curiosità e profonda consapevolezza di non essere in grado di comprendere questo sistema-paese fino in fondo.
ATTENZIONE! DA QUA IN AVANTI ALTO CONTENUTO DI SECCHIAGGINE!
Ma riportiamo a casa anche l’interiorizzazione di puntuali analisi e riflessioni di magistrale lucidità di un grande saggista ed etnologo quale Fosco Maraini. Lui già alla fine degli anni ’60 affermava che il Giappone, tra tutti i paesi del mondo, è quello più adatto a recepire integralmente lo spirito della modernità. La cosa è quanto mai vera se solo si pensa alla velocità con cui questo Paese è riuscito a passare dal feudalesimo a una parziale democrazia, dall’agricoltura all’industria, dallo status di nazione in isolamento eremitico a quello di potenza mondiale senza disgregarsi, senza perdere la sua identità o la sua anima. Viene da chiedersi spontaneamente se tutto ciò sia solo merito del processo di modernizzazione-occidentalizzazzione ancora in atto o piuttosto di qualcosa di ancor più profondo e radicato nella società giapponese. La risposta, secondo Maraini, va rintracciata nella straordinaria concordanza tra i valori tradizionali giapponesi e l’essenza stessa della modernità. Il complesso quadro religioso, che vede coesistere shintoismo, buddhismo e confucianesimo, ha radicato profondamente nella mentalità giapponese un atteggiamento di tolleranza libera dalle pastoie politiche, una mancanza di pregiudizi e di paraocchi intellettuali che ha consentito l’accoglimento prima, e la rapida diffusione poi, di scienza e tecnologia non autoctone. E questa accettazione dei metodi e delle applicazioni della scienza è parte di un più ampio atteggiamento nei confronti della natura e della vita, per cui tutto è sacro e quindi tutto è consentito. E la società è accettata per quello che è, con i suoi vincitori, grandemente osannati e i suoi vinti spesso soccorsi, con il lavoro, i sacrifici, i successi, i beni, i bisogni; non vi è traccia di materialismo o edonismo, tutto è pregno di spirito realistico e pragmatismo. Il successo è il bene ovvio, l’affermazione il fine naturale dell’uomo. Mentre la maggior parte delle religioni occidentali tende a condannare il successo che non ha alcuna dimensione spirituale, in Giappone esistono santuari le cui divinità propiziano raccolti abbondanti e prosperi affari, lauti guadagni e pesche spettacolari, ritrovamenti di miracolosi filoni d’oro e vendite colossali, perfino le esenzioni dalle tasse. È in questo scenario particolare che i giapponesi sono in uno stato di vantaggio spirituale, sono moderni con tutto il loro essere, anima e corpo, con radici remote che affondano nel mito e nella fiaba.
Questa forte dicotomia tra modernità e rispetto delle tradizioni, tra progresso e amore per la natura ci lascia sbigottiti e increduli, ci manda in totale confusione, estranei a tal punto da far apparire la nostra esistenza come qualcosa a cui torneremo con grande difficoltà. Coscienti che è questo il solo modo per essere stati veramente via.
bellissimo il momento SECCHIA!
Ma adesso che il viaggio è finito, Fosco Maraini finirà AL LIBRACCIO? questa è la domanda……
in realtà i punti salienti sono stati accuratamente annotati e salvati su un taccuino, ma del tomo non ho ancora deciso.
resta comunque una pietra miliare ancora oggi.
ma è necessario leggere anche qualcosa di un po’ più cinico come “Giorni Giapponesi” della Terzani Stuade e “Il Paese più Stupido del Mondo” (che non è il Giappone) di Claudio Giunta.