Per il regalo di Antonio era stata scelta Budapest come meta, anche perché è un rinomato centro termale. Erano anni che, il più anziano tra noi, reclamava una giornata in acque calde e sulfuree. Optiamo, su consiglio di Krisztina, una collega ungherese di Antonio, per i bagni Széchenyi, anche attratti dalla splendida struttura neorinascimentale, e perché trattasi pur sempre di uno dei più grandi complessi termali in Europa, con oltre 20 piscine.
La giornata è leggermente soleggiata, ideale per scattare tantissime fotografie. Solo non sono comparsi i più noti frequentatori di questi bagni: i giocatori di scacchi, che riflettono sulle mosse immersi nell’acqua calda. Pervenute invece le cinesi, che timorose di prendere anche un solo raggio di sole, si presentano vestite con maglie a maniche lunghe. C’è comunque posto per tutti e l’ambiente è estremamente rilassante.
La sola cosa che ci lascia perplessi è quali siano le regole prima di immergersi nelle vasche. Non è chiaro se sia necessario strigliarsi per bene prima di accedere ai bagni… ma forse i nostri sono solo gli scrupoli di chi di recente si è dovuto confrontare con il rigido sistema di regole giapponesi, che prevede accurate istruzioni perfino per l’uso di spugna e sapone prima di entrare negli onsen.
Ultima cosa che apprendiamo alle terme – ed è una dura lezione – è che le loro acque calde e sulfuree non vanno troppo d’accordo con le macchine fotografiche al punto di danneggiarle irreparabilmente: addio macchinetta subacquea, ci hai fatto compagnia in un sacco di posti, ma è giunto il momento di separarci.
Il resto della mattinata procede tra il parco Városliget, dove un paio di edifici riproducono stili architettonici di epoche passate e di luoghi lontani, e la maestosa Piazza degli Eroi in cui, ai piedi di una colonna su cui si erge l’arcangelo Gabriele, sono rappresentati il principe Árpad (quello la cui nonna fu ingravidata dal Turul, il padre del Re Stefano, per intenderci) e i suoi condottieri che guidarono le 7 tribù magiare nel bacino dei Carpazi. Uno di questi, per rendere ancor più temibile il suo destriero, ha fissato delle corna ramificate di cervo alla testa del proprio quadrupede.
Alle spalle del monumento un colonnato semicircolare con tutti i più illustri leader ungheresi, a noi sconosciuti purtroppo, ma il monumento ai ragazzi della Via Pál è invece qualcosa di più familiare: infatti è stato per entrambi uno dei nostri libri preferiti dell’infanzia e le vicende di Nemecsek buttatosi nella vasca sono scolpite nella nostra mente.
A bordo della metropolitana, la più antica dell’Europa continentale, raggiungiamo Andrássy ut., l’arteria principale di Budapest che ha attraversato la sua storia ed è sopravvissuta agli eventi di pari passo con la città, che è stata rinominata 3 volte nei soli anni ’50 a testimonianza dei rapidi cambiamenti politici che si sono succeduti nel tempo.
Intanto la fame ci spinge a cercare qualcosa da mettere sotto i denti, un langos per esempio, questa bella frittella ricoperta di panna acida e formaggio, specialità ungherese non ancora assaggiata. Sfidante. Diciamo che è in grado di farti compagnia per gran parte del pomeriggio.
Noi, però, impavidi, dobbiamo ancora provare la torta dell’anno che troviamo al café Sport cukrászda: dimentichiamo per un momento gli sfarzi dei café visitati nei giorni scorsi per immergerci in un ambiente quasi da sud Italia (misto a un po’ di post comunismo) che non sorprenderebbe affatto se scovato in qualche via di Messina. Questa torta di nocciole è semplicemente fantastica e, sebbene, sia rimasta pochissimo tempo nei nostri piatti, la ricorderemo a lungo.
Un paio di scatti al Memoriale degli ebrei sulla sponda est del fiume, che ricorda il massacro dei cittadini ungheresi compiuto dai miliziani del partito delle croci frecciate durante la seconda guerra mondiale, e al Erzébet Hid (il ponte in stile liberty costruito in onore dell’amata principessa Sissi) ed è già ora di arrampicarci sulla collina di Buda per godere di un ultimo imbrunire sullo sfondo di questa città spettacolare, in attesa che le sue luci si accendano e brillino sul Danubio.
La mattina di martedì prima di prendere l’autobus per l’aeroporto c’è giusto il tempo per una tappa al Cafè Gerbeaud, un’istituzione in questo paese, e per una fetta della Dobos Torte, la più nota in città, perché ebbe tra i primi che l’assaggiarono 2 illustri tester: l’imperatore Francesco Giuseppe e la sua consorte, la solita Sissi. Dobbiamo ammettere, però, che la torta del giorno prima, sebbene degustata in un luogo molto meno blasonato, era di gran lunga più appagante.
Ci allontaniamo ripensando a questa capitale così autentica, sebbene spesso sia stata definita la Parigi dell’est, ben educata, come la sua gente sempre sorridente, raffinata come le sue torte, elegante come i suoi caffè.
Un luogo che non immaginavamo così bello, anche se è pur sempre nei posti di cui quasi si ignora l’esistenza che si finisce per essere più felici.
Ma quanto è piaciuta anche a me Budapest? Boooono Gerbaud!
Peccato SOB SIGH per la macchinuccia fotografica che era stata testimone di tanti bei momenti, incluso quello delle #coscesikksikk
E’ così, l’ho letto in uno splendido libro letto di recente, è nei posti di cui neanche immaginavi l’esistenza che si finisce per essere più felici. E’ il ricordo della meraviglia che ti porti dentro a renderli ancor più speciali nel tempo.
Per la macchinetta fotografica si può rimediare, vuoi che non si riesca più a immortalare i nostri balli sincronizzati nelle limpide acque del Tirreno?!?!
Scene davvero memorabili!