Dopo i 42° C del deserto le moderate temperature del South Rim del Grand Canyon ci spingono a sfoggiare tutti e tre la stessa maglietta poco traspirante, acquistata a Tokyo, al mercato del pesce.
L’impatto con l’immensità di questo spettacolo della natura è indescrivibile. Per quanto si possa aver letto e visto foto, non si sarà mai preparati abbastanza al Grand Canyon. Ci sono cose che lasciano senza parole: è allora che non si guarda più con gli occhi ma con il cuore.
Tutti i cartelloni didascalici con i dettagli sulla formazione di queste rocce vecchie di miliardi di anni e sulla loro progressiva stratificazione, non aggiungono molto alla bellezza incommensurabile di un Canyon che non ha eguali nel mondo. I differenti colori sovrapposti nascondono perfette forme orizzontali: è questa la misteriosa grandezza della geologia.
È un posto talmente tanto bello, che abbiamo deciso di tornarci una seconda volta, in meno di un decennio.
Raccolte le informazioni necessarie al Visitor Center decidiamo di godere del tramonto dal lato ovest del South Rim e poi di fare del trekking l’indomani mattina all’alba nella zona est, a South Kaibab.
Durante il trail di circa 5 km, tra andata e ritorno, abbiamo quasi alterato il perfetto ecosistema naturale di questo posto, poiché Antonio per poco non ha ucciso uno scoiattolo, offrendogli generosamente la sua disgustosa barretta al cocco. Vedere il piccolo roditore assaggiare, sputare e poi sotterrare il pezzetto di cibo donatogli è stata una scena impagabile, in barba a tutti i divieti che gli americani possono concepire.
Le immagini che raccogliamo riescono a rendere solo in minima parte la gradualità dei colori esaltati dalla luce del sole e la tridimensionalità creata dalle ombre.
Spettacoloooooooo!!!!!