È l’inizio dell’ultima settimana di vacanze, lasciamo Las Vegas nel primo pomeriggio e percorriamo 150 miglia attraverso l’NN, il Nulla-Nevada: una zona desolata, intervallata solo da un paio di pompe di benzina, un’area di addestramento marines, un enorme carcere di sicurezza e la mitica Area 51.
Qui un general store con le pareti verdi fosforescenti si è improvvisato rivenditore di souvenir con alieni, offrendo ristoro e ombra ad automobilisti spossati dal caldo e abbacinati dal sole e dalla luce intensa del deserto, così assoluta e avvolgente.
Al limite est dell’ingresso della Death Valley, prima ancora di entrare in California, sosta obbligata a Rhyolite, ghost town già visitata nel nostro precedente giro sulla west coast, ma che tanto era piaciuta ad Antonio da volerci ritornare.
Oggi compare su tutte le mappe turistiche, è ricompresa nel Parco Nazionale della Death Valley ed è perfino raccomandata dagli avventori dei benzinai conosciuti per strada.
Lasciate le valigie nel lodge, nell’oasi, all’interno del parco, corriamo a Zabriskie Point. Il tramonto, sotto la luce della luna piena, ci lascia un po’ perplessi e decidiamo di riprovarci l’indomani all’alba.
In effetti le tonalità di rosa degradanti sul giallo delle colline sono molto più suggestive.
Dopo aver fatto colazione cominciamo a percorrere in lungo e in largo l’intero parco, fotografando posti e scorci incredibili.
Quello però che preferiamo è Badwater: lì dove una volta c’era un lago ora c’è un’immensa distesa di sale, 86 mt sotto il livello del mare. È tutto bianco e l’orizzonte sfuma nel grigio della foschia.
E pensare che a meno di 300 miglia da qui c’è il monte più alto degli Stati Uniti, il Whitney.
Usciamo dalla Death Valley facendo ancora un lungo giro sul versante est della Sierra Nevada, passando per il deserto del Mojave e per la splendida (si fa per dire) cittadina di Trona, dove ci fermiamo per rifornirci di acqua e benzina prima di raggiungere Three Rivers, ai margini del Parco Sequoia.
L’ansia che si prova a viaggiare per ore su strade deserte e assolate, su cui, per evitare di rimanere in panne, è consigliabile spegnere l’aria condizionata e non forzare il motore, ci resta appiccicata addosso fin quasi a destinazione, lungo HighWay 101 attraverso le sconfinate piantagioni di frutta della California, baciate dai raggi del sole che qui si fanno generosi e gentili.
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