E’ straordinario come in California si possa passare velocemente dal deserto più arido alla flora rigogliosa di boschi millenari popolati da cervi, scoiattoli, puma e orsi bruni.
Le temperature decisamente piacevoli all’ombra delle sequoie e le passeggiate fino alle Vernal Falls fanno dimenticare in fretta i 45° C patiti nella Death Valley sul lungo corridoio di sale che, riflettendo luce e calore, porta sul fondo del lago prosciugato.
Le enormi sequoie millenarie sono un piacere: per gli occhi, che tentano districandosi tra i rami, di raggiungere la luce oltre le foglie più alte; per il tatto, grazie alla loro morbida corteccia; per l’olfatto, inebriato dall’odore della resina collosa e del fresco dei pini; per l’udito, che si sforza di distinguere, oltre il vento, i fischiettii degli uccelli e i salti degli scoiattoli; per il cuore che, con profondi respiri, diventa più leggero e rallenta il suo battito. Si può dimenticare il mondo intero all’ombra di questi alberi millenari.
Lo Yosemite è un parco iconico, non a caso l’Half Dome è stato ampiamente ritratto da Ansel Adams (non un fotografo a caso, ma il padre della fotografia naturalistica) ed El Capitan, uno dei massi granitici più grossi della terra, è sui desktop di moltissimi Mac.
È il parco in cui nasce l’idea di aree naturalistiche protette, nel 1864 grazie prima al presidente Lincoln, e in seguito al movimento di tutela ambientale e all’opera di sensibilizzazione svolta da John Muir, poeta, geologo, botanico e vagabondo scozzese.
Poche cose sono più tipicamente americane dei parchi nazionali, così totalmente democratici, forse la migliore idea che abbiano mai avuto e anche una di quelle che certamente invidiamo loro.
L’ascesa alle Vernal Falls è abbastanza faticosa, ma sentire l’acqua del fiume Merced che nel gettarsi dall’alto della parete rocciosa urla di gioia ben oltre il frastuono dei turisti è un’esperienza pienamente appagante.
Stasera torneremo sulla costa e da lì raggiungeremo San Francisco, questo è l’ultimo parco che visitiamo in questo giro e già fantastichiamo di un possibile weekend in montagna, in Val d’Aosta magari, la prossima primavera.
Perché viaggiare è proprio questo: molto più che vedere un posto, è quell’idea di cambiamento profondo e costante che imprimi al tuo modo di vivere.
PS – per gli osservatori più attenti: avete notato nulla nella foto del generale Sherman? Bhé, grazie a dei turisti russi incapaci di tenere una macchina fotografica in mano, siamo stati costretti a fare un collage di foto diverse pur di avere la nostra foto ricordo!
No… io non ho notato nulla 🙁
I tarocchi di Antonio sono quasi perfetti😁😁😁
[…] Il grande Tissiack, detto altrimenti Half Dome, si leva nitido in mirabili proporzioni, per quasi un miglio di altezza, alla testata della valle, grandioso più di ogni altra formazione di roccia; costantemente richiamato da cascate e prati e financo dalla schiera delle lontane montagne, dove pure corre, l’occhio vi indugia in devota ammirazione. O magnifiche rocce, magnifiche nella vertiginosa verticalità e grandiosa architettura, forme dell’eternità. Da migliaia d’anni di levano in cielo, esposte a pioggia e neve, a gelo, terremoti, valanghe, pure indossano ancora lo splendore della giovinezza. […]
J. MUIR – La mia prima estate sulla Sierra