Abbiamo scelto di alloggiare nella Nippon City, quindi la sera approfittiamo di un ristorante di sushi molto vicino all’hotel, rivivendo, come in un film, una delle ultime cene della scorsa estate nel Paese del Sol Levante, proprio qui, dal lato opposto del pianeta, dove il sole tramonta.
A tavola, mentre ci servono con una rapidità e un’efficienza che trascende il giusto mix tra la cultura giapponese e quella americana, programmiamo per l’indomani un giro in bicicletta dal Fisherman’s Wharf a Suasalito, a nord di San Francisco, oltre il Golden Gate.
La giornata è nuvolosa, ma pare che sia quasi impossibile liberarsi della nebbia, almeno su questo versante della Baia, così dopo aver ammirato i leoni marini ammassati sulle piattaforme galleggianti del molo ci avviamo su per le salite del Fort Point, un vecchio forte della Guerra di Secessione, da cui non fu mai necessario sparare un solo colpo, e ci inerpichiamo fino all’accesso al ponte rosso più fotografato del mondo, uno dei simboli degli Stati Uniti, al pari della Statua della Libertà.
È un attimo e un banco di nebbia più fitto e basso copre completamente un intero lato, lasciando svettare onirica e solitaria la torre nord.
Percorriamo i 3 km del ponte godendo di scorci fantastici.
A Suasalito, il cielo è incredibilmente azzurro e splende il sole, la nebbia non arriva fin qui, ma il Golden Gate non è ormai più visibile. Ci resta poco tempo per mangiare, prendere il battello e rientrare al porto, al peer 33 da cui ripartire alla conquista di Alcatraz.
Solo in America si poteva pensare di trasformare un carcere di massima sicurezza, chiuso da oltre 50 anni, in un’area protetta per gli uccelli che popolano la Baia, e poi in un sito “archeologico” museale, con tanto di audioguida e negozio di souvenir.
Le vicende narrate sono in perfetto stile hollywoodiano e seguono uno schema narrativo avvincente, ricco di suoni e voci di fondo che imprimono suspense e inquietudine, tanto da creare realmente l’impressione di essere intrappolati su un’isola da cui è difficile scappare.
Intanto lì fuori è calata la notte, e dalle finestre si gode di una vista mozzafiato su San Francisco. È lì da sempre questa città, con le sue luci sfavillanti, a rammentare la vita che si sciupa a stare in carcere; sembra che nelle sere ventose la musica e le voci gioiose delle sale da ballo arrivassero fin sulla rocca di Alcatraz, fin dentro le celle, affinché gli ospiti del carcere non potessero dimenticare il mondo fuori che continuava a girare e la gente che si divertiva facendo a meno di loro.
Impressionanti il refettorio, in cui un’eventuale rivolta sarebbe stata sedata con il gas, e le celle di isolamento, in cui i prigionieri venivano tenuti nel buio più totale ed esposti alle intemperie.
La leggendaria fuga di Morris e soci, quella narrata nel celebre film con Clint Eastwood, Fuga da Alcatraz, è rievocata nei minimi dettagli con tanto di diorami e cartelloni di approfondimento, così come un precedente, disperato tentativo di evasione che si concluse in tragedia, passato alla storia come la Battaglia di Alcatraz, in cui persero la vita 5 persone, tra prigionieri e guardie.
Prima di correre al molo per saltar sull’ultimo battello in partenza dalla rocca, acquistiamo una cartolina e la signora del negozio, nel porgerci il resto, ci saluta con un ghigno sussurrando uno sconcertante: enjoy your escape.
<3 Cisco <3
[…] possente struttura metallica che poggia su tre piloni. E poi è rosso, come l’ancor più noto Golden Gate. Ci godiamo la pace di questo lento tramonto nella piccola cittadina di South Queensferry, antico […]