Prima di attraversare questo fiume, che a Lisbona è già mare, prima di entrare in Alentejo, decidiamo di fermarci a Mafra per visitare il suo sontuoso palazzo che vanta quasi 900 stanze, eretto con tutto l’oro che il Portogallo riusciva a importare dalle sue colonie d’oltreoceano.
Non è nel complesso un edificio memorabile, non presenta dettagli che lo rendono unico, forse, nella sala del biliardo, un gioco da tavolo che preannuncia il moderno flipper, o la stanza sulle cui pareti sono allineate testa e corna di cervi e in cui anche tavoli e sedie sono ricavati da resti animali combinati assieme in una maniera che sfiora il cattivo gusto… Pentole di rame allineate sulle pareti di una modernissima cucina, e tra le opere di arte sacra ritroviamo i santi martiri del Marocco, che avevamo incontrato in una chiesa a Porto; li riconosciamo dall’indugiare sulle teste mozzate da perfidi mori.
La vera chicca è comunque la biblioteca lunga 80 metri e alta oltre 10, a guardarla viene voglia di possederne una identica, solo che poi bisogna ospitare anche i pipistrelli, per farsi aiutare a eliminare i fastidiosissimi insetti che altrimenti divorerebbero i libri.
Nel chiostro del convento annesso al palazzo degli splendidi rapaci attendono di essere solo fotografati.
Aldiquà del Tago, Evora è la nostra prima meta. Abbiamo tanto sentito parlare della Capela dos Ossos della Igreja de São Francisco, poiché pare che la Chiesa di San Bernardino alle Ossa di Milano sia stata costruita su ispirazione di questa, da monaci portoghesi. Corriamo a visitarla, ma rimaniamo un po’ delusi: immaginavamo qualcosa di ancor più macabro nell’uso delle ossa come decorazioni, ma forse ciò che è venuto a mancare è l’effetto sorpresa, anestetizzati dalle tante visite fatte alla chiesa di Milano, in cui con un pretesto o un altro, abbiamo accompagnato chiunque.
Visitiamo la Cattedrale e dal suo tetto godiamo di una splendida vista sulla città, armoniosa con le sue case tutte rivestite di calce bianca e bordate di giallo.
Accanto alla cattedrale, in buono stato di conservazione, il tempio di Diana del II secolo, a testimoniare il passaggio dei romani, prima ancora degli arabi e dei gesuiti.
Sarà la luce diafana, sarà il caldo, saranno le colonne e i capitelli corinzi, saranno gli ottimi pasticcini appena mangiati o lo scorrere lento del tempo al tramonto, ma a noi sembra quasi di essere in Sicilia.
Le capuzzelle senza neanche una scarabattola a custodirle …. potevate adottarne una voi 😬
vero, paese che vai, usanze che trovi…