Algarve: di sole, scogliere, cataplana, fari e cicogne

Faro, terza città del Portogallo e capitale dell’Algarve, è la nostra base sulla costa sud. Qui, più che altrove, la sensazione è quella di essere in una città dell’Italia meridionale: sarà per la cementificazione irresponsabile, la diffusa follia edilizia, il sole caldissimo, il piccolo porticciolo riparato, il treno monovagone che passa lento sulla costa, gli alberi di aranci lungo i marciapiedi.

Ciò che ci ricorda di essere in Portogallo sono i numerosi nidi di cicogne ovunque, sui tetti della città, perfino sui pali della luce. La sera al Cafè Aliança, l’antica borsa agricola della città, assaggiamo la cataplana, uno squisito piatto di origine araba, tipico di questi luoghi, che prende il nome dalla pentola panciuta di rame, utilizzata per stufare pesce e verdure, e ottima per trattenere il delizioso profumo del coriandolo.
La mattina dopo è la volta di fari e falesie lungo la costa. È una giornata splendida, solo un po’ di foschia all’orizzonte, ben oltre il punto fino a cui i nostri occhi riescono a scorgere. Prima tappa: Carvoeiro, un piccola insenatura stretta tra gli scogli, da cui si gode di un panorama fantastico su rocce color ocra e un mare verde cristallino. È indubbiamente uno degli angoli più fotografati di questa regione, poiché l’arenaria si presenta in infinite gradazioni, dal quasi giallo con macchie di sangue, fino all’intenso colore della terra bruciata.

Queste falesie ci ricordano molto gli hoodoos del Bryce Canyon e tanto quanto quei caratteristici pinnacoli erosi dalla neve e dal ghiaccio, ci sembrano fragili, così esposte ai venti e all’imprescindibile forza dell’oceano; forse per questo ancor più belle. 

Dopo una breve pausa pranzo a Lagos, cittadina balneare invasa dai turisti del nord Europa, corriamo verso Cabo de São Vicente, il promontorio più sudoccidentale d’Europa. Il faro si eleva su uno sperone roccioso alto 80 metri sul mare, che esploriamo in lungo e in largo ebbri di sole, salsedine e vento, mentre i gabbiani riempiono il cielo dei loro gridi acuti.  
Ancora increduli di tanta bellezza, ripartiamo percorrendo la costa vicentina e il parco naturale dell’Alentejo, per ritrovare paesaggi ancora incontaminati, meravigliosi, indescrivibili, fino a Zambujeira do Mar, dove il tempo al tramonto sembra fermarsi. Davanti a un’enorme sfera rossa che lentamente va spegnendosi davanti ai nostri occhi, riempendo lo spazio, la notte e il cuore, ammaliati pensiamo che non esistano misteri quali quello di un giorno che muore, per poi rinascere ogni volta. 

La mattina siamo magneticamente attratti ancora da queste scogliere, da questi scorci di oceano. 
In una radura, in cui, tra l’erba alta, le cicogne becchettano cercando qualcosa da mangiare, scorgiamo le indicazioni per Cabo Sardão. Le seguiamo e oltre il grande faro, sulla falesia avvistiamo nidi di cicogne: è un fenomeno unico, considerato che di solito preferiscono i pali della luce, i tetti delle case e i campanili delle chiese.

Lungo la strada per Lisbona ne vediamo ancora molti, in alcuni casi i tralicci dell’alta tensione si trasformano in veri condomini.
Il cielo è azzurrissimo e l’aria invitante; i posti da vedere sarebbero ancora tantissimi: rovine romane, vecchi mulini a vento, lagune, spiagge, ma il nostro viaggio on the road sta per finire. È una sensazione immediata quella che pervade l’anima: con gli occhi socchiusi il cuore si stringe. La riconosciamo, inevitabile sfuggirle in questo paese, è la saudade, questa sorta di struggimento per cui presente, passato e futuro si sovrappongono per un attimo e si prova nostalgia del momento che si sta vivendo al pensiero che domani rimpiangeremo ciò che ieri non è stato. Ma ieri è oggi.

E oggi e domani abbiamo ancora Lisbona da esplorare.  

 

 

1 Comment

  • Luca Ferrari 02/05/2022 at 18:47

    super! in che periodo nidificano le cicogne?

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