Solo da qualche anno, in Italia, l’Eurovision Song Contest è tornato a destare un qualche interesse. Al contrario, in altre parti d’Europa, e in particolare nei paesi scandinavi, è un evento particolarmente seguito e apprezzato tanto da essere diventato lo spettacolo televisivo che, esclusi i grandi avvenimenti sportivi, raccoglie più spettatori al mondo. Per coloro che, oramai pochi dopo la vittoria degli italiani Måneskin nel 2021, non avessero molta confidenza con l’Eurovision Song Contest, ecco un breve riassunto.
Questa manifestazione canora è organizzata dall’EBU – l’organizzazione europea che raccoglie i broadcaster nazionali – fin dal 1956 con lo scopo di avvicinare le nazioni partecipanti. Nel corso degli anni i paesi che hanno aderito all’EBU sono molto aumentati andando ben oltre i confini europei: è per questo che oggi partecipano all’Eurovision Song Contest 40 nazioni tra le quali, ad esempio, l’Armenia, Israele o l’Australia. Senza dubbio si tratta di una occasione ghiotta per farsi un’idea ad ampio spettro dell’offerta musicale globale.
Ma cosa c’entra tutto ciò con l’Islanda e con Húsavík in particolare? Semplice, anche l’Islanda partecipa all’Eurovision Song Contest e, soprattutto, non è immune al fascino di questa manifestazione canora tanto da averne allestito, proprio in questa cittadina, una mostra permanente.La mostra è suddivisa in 3 aree tematiche, la prima delle quali riguarda proprio la storia della manifestazione. Attraverso pannelli, video e memorabilia assortiti vengono ripercorse le tappe salienti che hanno portato l’Eurovision Song Contest ad assumere l’importanza che ha oggi.La seconda parte è dedicata alla partecipazione dell’Islanda alla manifestazione. E su questo tema viene proposto un vero e proprio tripudio di piume, lustrini e accessori bizzarri con cui si sono agghindati i partecipanti locali alle diverse edizioni dell’Eurovision Song Contest. Di certo il sobrio stile della lopapeysa, il famoso maglione islandese, viene lasciato da parte in queste occasioni.
Tra le partecipazioni dell’Islanda alle diverse edizioni dell’Eurovision Song Contest, vale una citazione particolare quella del 1991, tenutasi in Italia e condotta da Toto Cutugno (che aveva vinto l’edizione dell’anno precedente), che ha visto come protagonisti il duo Stefán and Eyfi i quali proposero “Nina”, una canzone poi diventata un vero e proprio classico della musica islandese.
Il pezzo forte, almeno a nostro avviso, è però l’ultima sezione dell’allestimento dedicata ai Fire Saga. Confessiamo che, almeno in un primo momento, non avevamo capito molto e pensavamo che i Fire Saga fossero i componenti di un gruppo originario della cittadina che ci ospita e che avesse effettivamente partecipato all’Eurovision Song Contest.
La storia è in realtà ben più interessante e simpatica: i Fire Saga, infatti, non esistono realmente, ma sono un duo immaginario protagonista del film, prodotto da Netflix, Eurovision Song Contest: la storia dei Fire Saga. La vicenda narra la scalata al successo di questa bizzarra coppia che, attraverso improbabili colpi di scena e un repertorio di buffe canzoni dedicate alla loro terra natia, riesce a qualificarsi e trionfare all’Eurovision Song Contest. La pellicola non rimarrà, probabilmente, negli annali della storia del cinema per trama ed interpretazione, ma la sua bizzarria e gli scorci di questi bellissimi luoghi ne rendono sicuramente piacevole la visione.
Chiaramente la musica, oltre che la romance tra i protagonisti, è l’asse portante del film al punto tale che uno dei brani, grazie anche ad un’importante campagna fatta attraverso i social network, è entrato nella rosa dei finalisti candidati al premio Oscar 2021 quale miglior canzone. Purtroppo, le cose non sono andate per il verso giusto e il premio è andato a Laura Pausini (e su questo caliamo un velo pietoso).
Facendo un po’ di ricerca – perché si sa, ci piace approfondire – scopriamo che l’ideatore di questa particolare esposizione è Leonardo Piccione, un italiano innamorato di queste terre e trasferitosi ad Húsavík, ma soprattutto autore de Il libro dei vulcani d’Islanda che con le sue storie e curiosità ci sta accompagnando lungo le strade d’Islanda.
Ed è sempre Piccione che ha ideato il bar “jaja ding dong”, ormai famosissimo in tutta l’Islanda, utilizzando il titolo dell’omonima canzone, ricca di doppi sensi, che costituisce uno dei momenti più esilaranti del film dedicato ai Fire Saga.
Se avete accesso alla piattaforma Netflix ve ne consigliamo la visione.
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