Nonostante il cielo sereno puntellato di stelle ci abbia fatto ben sperare, Stykkishólmur ci accoglie al mattino con una pioggerella fine e una fitta nebbia, tanto che gli edifici del porto dai colori vivaci appaiono in pallide tonalità pastello e perdono tutta la loro fotogenia. Solo il piccolo faro, con il suo arancione acceso, ci offre la possibilità di fissare un oggetto a contrasto sul caleidoscopio di grigi, che oggi caratterizza il Breiðafjörður.
Tralasciando la “Biblioteca dell’Acqua”, composta da colonne contenenti il ghiaccio disciolto delle diverse zone d’Islanda, decidiamo di percorrere tutta la penisola di Snæfellsnes.
Qui nacque nel XII secolo Snorri Sturluson, uno straordinario scrittore islandese, la figura più celebrata della letteratura dell’isola, grande erudito, profondo conoscitore di tradizioni storiche, letterarie e mitologiche del suo popolo, la cui narrazione ha influenzato le nostre moderne civiltà fino a Wagner e Tolkien, nonché autore della tanto celebrata (e vituperata) EDDA in PROSA. È l’uomo del mito, perché nel rievocare le origini, ne varia e amplifica le vicende, intreccia le storie e i personaggi mescolandoli ai misteri degli dei, lasciando intatto il fascino cupo e selvaggio del mondo nordico.
E su questa digressione i nostri viaggiatori (e lettori) stanno già dormendo …
La penisola di Snæfellsnes è anche, nella sua zona più orientale dell’Hvammsfjörður, teatro delle vicende della Laxdæla Saga, uno dei capolavori della letteratura medievale islandese, che narra le tormentate sorti di un clan norvegese che scelse l’esilio pur di non sottomettersi alla monarchia. Ma questa saga deve la sua fama soprattutto al ruolo dominante che hanno le donne, padrone del proprio destino, fiere, passionali e grandi eroine tragicomiche, le prime femmiste della letteratura mondiale. La loro è l’avventura di gente che si è abbarbicata alle pendici dei vulcani sulle strette spiagge dei fiordi, che ha spaccato torba, costruito fattorie e fondato una nazione.
Ma questa penisola è nota soprattutto per la presenza dello Snæfellsjökull, di guardia alla punta estrema della penisola, il cui cratere consentì all’eroe di Jules Verne di accedere al centro della terra. Il fatto che poi, il geologo tedesco Lidenbrock, al termine della sua discesa, riemergesse sull’isola vulcanica di Stromboli, nell’arciperlago delle Isole Eolie, ha poco importanza e non sottrae fascino alla sua avventura, né tantomeno a questa zona isolata di rara bellezza. La strada costiera infatti, nel percorrere l’intero periplo della penisola, offre un assaggio di tutto ciò che l’Islanda ha da offrire: monti aguzzi, imponenti ghiacciai e pittoreschi villaggi con chiese dai tetti rossi, e pecore e cavalli e fari e scogliere a strapionbo sull’oceano.
Con le menti intrise della consapevolezza di così tante epiche e favolose vicende, crediamo che non potrà sorprenderci più di tanto la visione del monte Kirkjufell, alto appena 463 mt, la cui particolare sagoma fa da sfondo e ambientazione a molteplici episodi della sesta e settima stagione della serie TV Games of Thrones. E invece rimaniamo a osservarlo per almeno un’ora, da tutte le angolazioni, dalla spiaggia nera di lava e con le cascate in primo piano, nel tentativo di portare a casa lo scatto più bello, consci comunque che non sarà nulla di inedito, considerato che trattasi del posto più fotografato d’Islanda.
L’insediamento più a ovest della penisola ospita un paio di fari su scogliere mozzafiato entrambi arancioni, uno dei quali si erge in cima alla falesia Svörtuloft popolata da chiassosi uccelli marini (ma naturalmnete i pulcinella di mare non ci sono più). Sotto, la spiaggia dorata di Skarðsvík, ospita le tombe vichinghe scoperte negli anni ’60.
E agli anni ’60 risale anche un’orrenda torre di trasmissione, fissata al suolo da enormi e pesanti cavi fatti appositamente per restistere agli impetuosi venti atlantici. È alta oltre 400 metri, quindi più dello Shard di Londra e della Torre Eiffel di Parigi, ed è utilizzata oggi unicamente per trasmissioni radio, tra cui dettagliati bollettini meteo per i pescherecci della costa occidentale.
Proseguendo lungo la costa, sul lato sud occidentale raggiungiamo Búðir, un ex villaggio di pescatori in cui si trova una minuscola e nerissima chiesetta con 3 finestre bianche e annesso un piccolo cimitero risalente all’inizio del XVIII secolo. Il posto è incantevole con sullo sfondo le maestose montagne della Snæfellsnes e il muretto perimetrale fatto di lava e ricoperto di torba.
Come dare torto a Halldór Laxness, scrittore premio nobel islandese, che amava rifugiarsi proprio qui, in questa zona, nell’Hotel Búðir, un favoloso albergo accanto al mare, connubio perfetto tra comfort moderno e affascinante atmosfera rétro.
E non è difficile immaginarlo qui, dopo lunghi viaggi e soggiorni all’estero, a scrivere Gente Indipendente, dedicandosi a recuperare le storie del passato e a infondere nella letteratura nordica quell’atteggiamento sentimentale tipico degli scrittori romantici, caratterizzato da malinconia, noia e insoddisfazione, a dare forma alla sua epopea che è una storia senza tempo, in cui la natura e la magia hanno lo stesso potere malefico.
A dispetto della retorica islandese sulla virtuosa vita rurale, Laxness ambienta il suo maggiore romanzo in una povertà sconvolgente che genera nei personaggi un’irrequietezza al limite della crudeltà e in cui il suo eroe non combatte più solo contro la fame, il freddo e le malattie, ma anche contro le cooperative, le banche, i politici, la modernità, in nome di una libertà e di un’indipendenza che non comprende fino in fondo, che idealizza, e rincorre per tutta la vita, senza mai riuscire a farla propria.
Ripresa la strada verso sud-est percorriamo ancora circa 100 chilometri prima di arrivare a Borgarnes, un gruppuscolo di case affacciato sul Borgarfjörður. La sua posizione su una sottile lingua di terra protesa sul mare ci regala, dopo un’altra cena a base di agnello, un altro tramonto indimenticabile in cui prima l’arancione, poi il rosa degradano lentamente nel viola e in un grigio che fatica a diventare nero. Ci sembra di sentire le nuvole passare basse sopra le nostre teste frusciando, mentre il sole lentamente si consuma e persegue il suo inesorabie tramonto. Tanta bellezza è straniante, sfiancante nella sua assoluta semplicità.
No Comments