Il treno per Hogwarts porta il nome dei ribelli scozzesi

La mattina di Ferragosto ci coglie un po’ impreparati sul da farsi, sappiamo solo che alle 17.30 partirà da Mallaig il nostro traghetto per Skye, l’isola da sogno dell’arcipelago delle Ebridi interne. Siamo nei pressi di Fort William, antica città di guarnigione, piove e il grigiore rallenta i nostri processi decisionali.
A pochi chilometri da qui c’è il Neptune’s Staircase, una serie di 8 chiuse sull’ultimo tratto del Canale Caledoniano che permette ai battelli di arrivare all’Oceano Atlantico dal Mare del Nord, superando il dislivello di circa 20 metri che separa i laghi Linnhe e Lochy, e passando attraverso altri 3 laghi, tra cui anche quello del famigerato mostro. E chissà se anche lui, Nessie, abbia mai percorso per intero la Great Glen, questa lunga faglia che taglia in 2 le Highlands da Inverness a nord-est fino a Fort William a sud-ovest, per circa 100 chilometri.

Ma nonostante il gin assaggiato la sera prima, che porta proprio il nome delle “scale di Nettuno”, non abbiamo sviluppato abbastanza curiosità per questo tipo di attrazioni ingegneristiche.Valutiamo allora se è il caso di andare a vedere nella stazione di Fort William la partenza del treno di Hogwarts, il Jacobite Steam Train, una luccicante locomotiva nera a vapore a forma di barile che rimorchia eleganti carrozze degli anni ’60 delle ferrovie britanniche.
Viste le immagini da cartolina che lo ritraggono sbuffante sul viadotto di Glenfinnan, vagliamo allora l’opzione di raccogliere informazioni su parcheggi e punti panoramici da cui poterlo osservare in movimento.
Lo sconcerto, visto oramai l’orario, della gentilissima ragazza che ci aiuta nell’ufficio del turismo, ci avrebbe dovuto far capire da subito che era un’impresa vana, quasi disperata. Scopriamo presto infatti che la strada è un unico ingorgo e lungo il percorso, in diversi punti sono appollaiati avventori sprovveduti come noi, che aspettano di cogliere anche solo per un istante il passaggio del treno a vapore, che conduce gli aspiranti maghetti alla scuola di magia più famosa del mondo.Raggiungiamo la prima stazione di sosta e lì scattiamo molte foto al treno ormai fermo, perché sotto il viadotto non c’è posto da nessuna parte per lasciare l’auto.
Le incertezze mattutine si fanno beffe di noi, inerti e ancora esitanti sul da farsi. Decidiamo allora di ritornare a Glenfinnan e provare a salire sul punto panoramico.
Il parcheggio si sta svuotando, ma ci accorgiamo con sgomento che i fan della saga di Harry Potter si stanno dando il cambio. Molti di loro stanno andando a prendere i posti sulla collina opposta per immortalare il passaggio del treno al ritorno tra circa 4 ore, durante il percorso inverso. Avremmo dovuto quanto meno immaginarlo, considerato il fenomeno transgenerazionale che negli ultimi anni ha preso piede ovunque: la ricerca dell’immagine da condividere a tutti i costi sui social, la volontà sfrenata di testimoniare il fatto di esserci stati in un posto, un posto qualsiasi, purché sia instagrammabile. Scopriamo che esistono community in cui sono condivise informazioni su location e orari in cui scattare la foto perfetta, completa di posa e taglio dell’inquadratura, così da produrre immagini quasi sempre identiche, in un ingiustificato desiderio di conformismo ossessivo.

Ci spostiamo sulle sponde del vicino Lago Shiel, che fa da sfondo a molte imprese della saga di Harry Potter e anche qui, ci imbattiamo in ragazzi che indossano le divise di Hogwarts e che si destreggiano in pose alquanto improbabili.
Ma questo è anche il posto in cui è stato eretto il Glenfinnan Monument, una colonna di 18 metri, che ricorda il luogo in cui Bonnie Prince Charlie (il “Giovane Pretendente”) innalzò nel luglio del 1745 il suo vessillo reale, dando inizio alla nuova rivolta giacobita, successiva a quella avviata 30 anni prima da Giacomo III. Ma, così come era accaduto al padre, Carlo Edoardo Stuart fallì, perché privo dei consensi necessari tra i membri dei clan e dei rinforzi promessi dai francesi e, dopo la rovinosa sconfitta subita a Culloden nell’aprile dell’anno successivo, pose la parola fine al capitolo Giacobita. Seppellì definitivamente il movimento leggittimista che aveva sostenuto la restaurazione del casato degli Stuart sul trono del Regno Unito di Gran Bretagna, soffocò per sempre l’afflato che aveva animato la fine del XVII Secolo e la prima metà del XVIII, lasciando che solo il nome di quelle ribellioni rimanesse impresso sulla locomotiva del treno turistico che oggi percorre l’ultimo tratto della splendida strada panoramica tra Glasgow e Mallaig. Quel treno a vapore che nell’immaginario collettivo è oggi indossolubilemente legato al tragitto tra il binario 9 ¾ della stazione di King’s Cross di Londra e Hogwarts.

Nei pressi del visitor centre c’è un piccolo truck food che vende panini e caffè. I tavoli all’aperto e lo scemare della folla sono un chiaro invito a fare una sosta prima di riprendere la strada.
Improvvisamente prima 2, poi subito dopo, altri 2 Typhoon sorvolano assordanti e a bassissima quota le nostre teste. Ci guardiamo smarriti e per un attimo riaffiora istintivamente una paura mai del tutto sopita, che aleggia nelle nostre menti da oramai 18 mesi: il terrore che la guerra non riguardi più soltanto il territorio ucraino.
Casualmente, proprio in quell’istante, uno smartphone comincia a notificare messaggi e subito ci ricordiamo di quella volta in cui il servizio di sicurezza nazionale statunitense raggiunse i nostri cellulari, non collegati al roaming nazionale, per allertarci su imminenti tempeste e disagi nella zona dello Utah in cui stavamano facendo le nostre escursioni. In quel caso eravamo rimasti molto impressionati, questa volta siamo quasi sconcertati. È stato un attimo, per fortuna, giusto il tempo di scoprire che erano immagini di mare e spiagge di un amico da Formentera, nulla di grave.
Ipotizziamo che si sia trattato di un’esercitazione militare, anche perché su internet non c’è alcuna traccia di notizie disastrose.
Alle false partenze mattutine si aggiunge ora una cupa perplessità, mentre riprendiamo l’auto e la strada verso nord ovest. Prima dell’appuntamento con il traghetto ci fermiamo ad Arisaig, un grazioso villaggio di casette bianche attorno a una baia ricoperta di alghe maleodoranti e mitili.
Non avvistiamo né foche, né grandi cetacei come promesso dalle guide, e non ci inoltriamo neanche lungo la costa a nord, per i circa 7 chilometri che ci separano dalla spiaggia di Camusdarach, il posto in cui sono state girate le scene dei film Local Hero e Highlander.
Non vogliamo mancare l’imbarco verso Skye.

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